Cosa è accaduto alla mano di Django Reinhardt?

1928, periferia di Parigi. Un incendio improvviso, una mano sinistra menomata, una lunga convalescenza in ospedale, una forza di volontà titanica: gli elementi che hanno reso Django Reinhardt “una leggenda zingara”.

Nel capitolo “IV. ‘Vagabondaggi’. 1928-34”, Michael Dregni – autore di “Django. Vita e musica di una leggenda zingara” (EDT, 2011) – ci racconta l’incidente che ha coinvolto la mano sinistra di Django Reinhardt.

«Tutto era silenzio quando Django ritornò al suo carrozzone fuori dalla Porte de Clignancourt, nelle prime ore della mattina del 26 ottobre 1928, dopo aver suonato alla Java.»

La causa dell’incendio

«Bella, incinta di vari mesi, dormiva già. Sentendo Django che entrava, si svegliò e prese la candela e i fiammiferi. Accese il lume, ma, insonnolita com’era, sbagliò un movimento e la candela cadde, rotolando in un mazzo di petali di celluloide. I fiori si trasformarono in fiamme. In un attimo, il carrozzone era diventato un inferno di fuoco.»

Un inferno di fuoco

«Django corse da Bella e la strappò dal letto. Mentre il fuoco erodeva il carrozzone, lei scappò fuori, con i capelli in fiamme. Django cercò di combattere l’incendio, ma il calore e il fumo nello spazio ristretto erano insopportabili. Afferrò una coperta per proteggersi. Soffocato dal fumo, e tenendosi la coperta sulla testa con la mano sinistra, svenne in mezzo alle fiamme.»

«Django è là dentro!»

«Fuori Bella, ustionata fin sul cuoio capelluto, urlava per svegliare i carrozzoni vicini: “Django è là dentro!”. Gli altri manouche uscirono di corsa e trovarono il carrozzone che bruciava come una pira. Dentro Django mezzo morto, ma, spinto da qualche istinto di sopravvivenza, cercava di stare in piedi e di trascinarsi fino alla porta. Quando quella notte crollò fuori dal carrozzone, stava bruciando. Gli altri zingari lo rotolarono sul terreno per soffocare le fiamme.»

La mano di Django Reinhardt

«La sua mano sinistra – quella con cui aveva tenuto la coperta per proteggersi dalle fiamme – era contorta, a causa delle ustioni, in una forma grottesca: era stata semi-paralizzata dalle fiamme che avevano divorato la pelle e consumato i muscoli, tendini e nervi, e i medici avevano poche speranze che potesse tornare a usarla. Inoltre, il suo corpo era ustionato sul lato destro dal ginocchio fino al petto.»

Un “artiglio uncinato”

«Durante la convalescenza, la mano sinistra di Django si presentava come un artiglio uncinato, con il dorso contratto in un nodo di cicatrici. Mignolo e anulare erano quasi del tutto paralizzati, i tendini e i nervi danneggiati, le dita, carne deforme e inutile. L’indice e il medio erano irrigiditi e difficili da controllarli, ma poteva muoverli. E il pollice, che usava raramente sui tasti ma che era importantissimo per una presa sicura sul manico della chitarra, era indenne.»


Una lunga convalescenza

«Django non aveva altra scelta che riporre tutta la sua fiducia nei suoi indice e medio, e, durante i lunghi mesi di convalescenza, li mise a forza in movimento, rilassando i muscoli e allenando i tendini a rispondere di nuovo ai suoi ordini. Con cautela, iniziò ad andare su e giù per il manico della chitarra, con la mano destra che pazientemente suonava le melodie, adeguandosi al lento movimento della sinistra.»

Un nuovo approccio alla chitarra

«Limitato nel numero delle dita che poteva usare, si forzò a ripensare il suo approccio alla tastiera. Invece di suonare scale e arpeggi orizzontalmente attraverso la tastiera, come di norma, cercò delle diteggiature che corressero verticalmente su e giù per i tasti, perché erano più facili da suonare con solo due dita. Creò nuove forme di accordi usando il minimo possibile di note, spesso semplici triadi – con le sue due dita buone – sulle corde più gravi. Spinse anche le dita paralizzate a premere sulla chitarra, il mignolo sulla corda del mi acuto, l’anulare sul si, e qualche volta usando l’indice come barrè, per creare accordi di quattro o cinque note. Poi faceva scivolare la mano su e giù per la tastiera, usando questi accordi per mettere insieme un fluido vocabolario.»

Le dita tornano a vivere

«Suonando nel letto d’ospedale, le sue dita tornarono a vivere e rinacquero vecchie melodie, un valzer che evocava i ricordi delle notti alla Java, un tema di jazz che faceva ritornare in mente la band di Billy Arnold. Django stava lentamente ridando a quelle due dita la voglia di fare musica.»

Un vero e proprio miracolo!

«Dopo circa sei mesi di studio solitario in ospedale, Django riprese a suonare con i suoi amici musicisti zingari durante una festa di famiglia in un giorno di primavera del 1930. Inoltre, con il tempo e l’aiuto delle stampelle, tornò a camminare come prima. I musicisti si scambiavano sguardi impietositi, e allora Django iniziava a suonare il brano usando la chitarra nel suo nuovo e strano modo, con l’indice e il medio che danzavano verticalmente sulla tastiera – due dita su sei corde – nonostante l’evidente handicap causato dall’incendio. Gli sguardi compassionevoli degli altri musicisti in un attimo devono essersi trasformati in totale incredulità. Tra le donne, i bambini e i vecchi manouche ci furono grida di gioia, lacrime e abbracci appassionati. Fino all’ultimo giorno della loro vita avrebbero giurato che un miracolo era avvenuto proprio sotto i loro occhi».


Django Reinhardt che osserva la sua mano. Foto di https://travsd.wordpress.com/2022/01/23/a-tango-with-django/.

Link utili

Lezioni chitarra manouche: Le basi del jazz Manouche

Libri – Link di acquisto:
Django. Vita e musica di una leggenda zingara: https://amzn.to/3Kq4M5m. [italiano]
Django. The life and music of a gypsy legend: https://amzn.to/3fV0dC9 [inglese]

DJANGO & STÉPHANE DI NUOVO INSIEME: https://www.jazz-manouche.it/2022/01/19/django-stephane-di-nuovo-insieme/.

Alain Bonelli – ABC Django:
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/abcdjango.
Canale YouTube: https://www.youtube.com/user/AlainBonelli.

Andrea Parente Written by: